Nel giugno del 1985 Pistoletto espone presso la Galleria Persano di Torino, con il titolo Quarta generazione un gruppo di opere costituite da superfici e volumi dai colori scuri e cupi, che sembrano assorbire la luce come una sorta di buchi neri. L’artista si riferisce a questi lavori, nel suo testo pubblicato sul catalogo, intitolato Poetica dura, con l’espressione “arte dello squallore”. Si tratta di un ciclo di opere, prodotte tra il 1985 e il 1989, utilizzando grandi blocchi di poliuretano, simili a quelli impiegati per la realizzazione delle sculture nei cinque anni precedenti, generalmente ricoperti di tela e dipinti. L'artista utilizzerà per questi lavori spesso anche l'espressione “materiale anonimo” e ne parlerà come di lavori che stanno in un campo indefinito tra pittura e scultura. Nella mostra “Immagine”, tenuta a Roma presso la Galleria Pieroni nel 1989, Pistoletto presenterà poi, in forma di riproduzione fotografica su grandi pannelli di legno, le immagini di alcune di queste opere esposte in diversi luoghi negli anni precedenti, in particolare quelle presentate in una sua mostra retrospettiva al PS1 di New York nel 1988.
“Arte dello squallore, arte parassita, della mortificazione. Superficie della desolazione, superficie ottusa. Un’arte repulsiva che non rappresenta niente. [...] Massa di idee tritate, di oggetti triturati, di significati maciullati, macerati, ammollati e compressi. Frantumi di strumenti e di concetti: polvere stellare, schiuma cosmica, lava meteoritica, ghiaccio siderale. Fontane di colate grigiastre. Spessori idioti di un’arte schiacciata e sbavata, faticosa come un parto. Arte senza peso e senza strumenti. Ma lorda come il brulicare di un’umanità disgustosa. Un’arte codarda e grave che raggiunge il massimo di distanza e il massimo di lentezza senza lasciarsi sfiorare né dall’infinito né dall’immobilità. Il moto è lento come quello catastrofico dell’universo. Alla rapidità del movimento ravvicinato, alla violenza della trasformazione, alla velocità del cambiamento nelle distanze ravvicinate, subentra la lentezza delle grandi distanze. E la percezione della contemporaneità, al di là del tempo-spazio [...]”
(M. Pistoletto, Poetica dura, catalogo della mostra, Galleria Giorgio Persano, Torino, 1985)